Ex Margherita a contrattacco, verso azione collettiva

La spina dorsale della Margherita che fu difende e contrattacca: Luigi Lusi ha citato lo stato maggiore del partito per spiegare che fine abbiano fatto i soldi sottratti dalle casse dei Dl. Il coro e' unanime nel denunciare la malafede dell'ex tesoriere e nell'annunciare querele e azioni legali varie al fine di dimostrare tutta la verità. Ma, stando a quanto si apprende, sarebbe in preparazione una risposta collettiva che potrebbe arrivare già domani. Nell'attesa sono in pochi a volersi esporre ufficialmente. Rosi Bindi, oggi presidente dell'assemblea del Pd annuncia un’azione legale contro il Giornale e «tutti gli organi di informazione che hanno  pubblicato il falso nei miei confronti» ribadendo che «le iniziative politiche» organizzate dalla stessa Bindi «sono autofinanziate: non ho mai ricevuto - aggiunge - da Lusi nemmeno un euro. Né sono mai stata a conoscenza di presunti accordi spartitori». Non vuole invece tornare a commentare Giuseppe Fioroni che si limita a ribadire quanto detto da diversi mesi a questa parte e cioé che finanziare con denaro pubblico dei partiti le attività politiche è la cosa più normale. Di più: è il vero scopo del finanziamento ai partiti. Sulla stessa lunghezza d'onda è anche il sindaco di Firenze, Matteo Renzi che, a sentir Lusi, avrebbe beneficiato di un versamento di 70 mila euro. «Non c'è niente di male», spiega Renzi, «a ricevere soldi del finanziamento pubblico se si usano bene. Io però confermo la mia tesi: abolizione totale del finanziamento pubblico ai partiti». Enzo Bianco, al quale Lusi ha detto di aver versato dai 3 mila ai 5 mila euro al mese, ha annunciato che voterà sì alla richiesta di arresto nei confronti del senatore. Non una ritorsione, ma una scelta di coerenza: «Io vengo dal partito Repubblicano», ha infatti spiegato Bianco, e la mia linea, tranne che non ci siano evidentissimi elementi di fumus persecutionis, è che ho sempre votato per l'arresto». Riguardo alle dichiarazioni di Lusi, Bianco non ha dubbi: si tratta di una strategia con la quale il senatore del Pd vuole passare «dal banco dell'accusato di cose molto gravi a quello  dell'accusatore». D'altra parte, aggiunge, «lo dicono i magistrati, è in corso un'attività per distrarre l'attenzione, sollevare polveroni, inquinare le prove».

AGI, 18 maggio 2012